scavi via Siviglia Torvajanica

Via Siviglia, dopo 13 anni soluzione ancora lontana

Mentre qualche giorno fa il Comune di Pomezia ha annunciato un bando per la gestione del Museo Lavinium di Pratica di Mare, con lo scopo di valorizzare al meglio la proposta archeologica sul territorio, è ancora aperta la questione della villa romana di via Siviglia a Torvajanica. Il sito, scoperto nel 2006 durante alcuni lavori per la rete fognaria, è al centro di polemiche, promesse, esposti e sentenze ormai da tanto, troppo tempo. Ma andiamo con ordine.

Nel 2006 appunto, durante i lavori per la rete fognaria, vengono alla luce i resti di un’autentica villa romana, appartenente probabilmente alla Gens Flavia. La scoperta è sorprendente e cattura, come era prevedibile, l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori, a cominciare dalla Soprintendenza, che inizia gli scavi.

La villa però sorge su un terreno privato, quindi, in parallelo ai primi scavi, che nel corso dei mesi portano alla scoperta di altri importanti resti d’interesse culturale, inizia l’azione burocratica di esproprio. Gli archeologi inziano il proprio lavoro grazie ad una serie di decreti di occupazione temporanea firmati proprio dalla Soprintendenza.

L’iter si rivela immeditamente più lungo del previsto, reso ancora più ostico dal cessato rimborso di occupazione da parte dello Stato a favore dei leggittimi proprietari, i quali nel 2010 decidono di ricorrere al Tar per tornare in possesso del terreno interessato.

Il Tribunale Amministrativo Regionale, con sentenza del 2011 e nel 2013 dà ragione ai proprietari, bloccando così gli scavi fatti fino a quel momento.

Il Comune di Pomezia nel frattempo ha cercato in diversi modi di porre fine alla querelle, proponendo in più di un’occasione un accordo economico alla parte privata. Accordo che nel corso dei mesi e poi degli anni non è mai riuscito ad arrivare. Ultimo atto nel giugno 2018 quando, con la giunta Zuccalà appena insediata, il Comune versa 105.500 euro a garanzia alla Ragioneria territoriale dello Stato, per intraprendere la procedura di esproprio. Anche questa volta però le trattative non vanno a buon fine e la soluzione sembra ancora lontana dall’essere trovata.

Tutto questo a distanza ormai di ben 13 anni dalla scoperta: tutto rimane fermo e i resti della villa restano in uno stato di abbandono, senza un riparo e senza un piano di valorizzazione capace a dar loro il risalto che meriterebbero.

La questione è ovviamente complessa: negli anni i diversi amministratori che si sono susseguiti non sono mai riusciti a mettere fine a questa vicenda. D’altro canto anche la proprietà, seppure vittima della burocrazia nei primi anni, non ha mai accettato una proposta, facendo passare mesi e poi anni senza che nessuno potesse trarre reale beneficio da quella che è e rimane una scoperta importantissima, sia a livello storico-culturale che turistico.

Diverse associazioni sul terriorio si sono interessate al sito archelogico, provando a sensibilizzare la cittadinaza e le amministrazioni, purtroppo con scarsi risultati.

Quale sarà (se ci sarà) la prossima puntata di questa assurda vicenda? E chi ne sarà il protagonista?