litorale Ardea Pomezia

In alto mare

«La bandiera nera non è un destino» recita un appello lanciato appena qualche mese fa da un gruppo di cittadini di Ardea, per denunciare la situazione di degrado ambientale in cui versa il nostro litorale. Al Turno siamo sempre piuttosto scettici sulle raccolte firme: di solito, come tutte le cose che “chiedono poco” ai cittadini, servono poi a poco e difficilmente hanno un impatto su chi ha il compito di prender decisioni.

L’appello però ha un grande pregio e una sua originalità: prima di “puntare il dito” invita i cittadini (ma anche i tantissimi turisti che in questi mesi popolano il nostro territorio) a cambiare approccio nei confronti di una delle criticità “storiche” delle nostre città. Perché prima di decidere cosa fare, occorre superare l’idea che – appunto – la situazione penosa in cui versa il nostro litorale sia un dato di fatto, una realtà ineluttabile e immodificabile.

Abbiamo pensato anche noi che la bandiera nera non fosse un destino per un territorio come il nostro, ancora così ricco da un punto di vista naturale e pieno di potenzialità inespresse. Anche noi, tanto quanto gli amici che hanno ideato l’appello pubblico, crediamo che il primo passo sia esser consapevoli che siamo ancora in alto mare, come abbiamo deciso di titolare questo numero. Che le criticità sono diverse e tutte attendono una risposta. Che le risposte a un problema complesso non possono essere immediate, né semplicistiche e che richiederanno la partecipazione attiva e consapevole anche (e soprattutto) dei cittadini.

C’è un luogo, sul litorale di Ardea che è un po’ il simbolo di un approccio culturale che deve cambiare: è il parcheggio di via Bergamo, oggi una sorta di discarica a cielo aperto. Quel luogo ha molti padri: istituzioni capaci di realizzare un’opera (il parcheggio) totalmente inutile senza una chiara strategia di rilancio della zona costiera; una Città priva – da decenni o forse da sempre – di una chiara visione, un’idea definita di ciò che vorrebbe diventare “da grande”; una politica più attenta a litigare che a dare risposte, che in questi ultimi mesi ha fatto di quel luogo solo oggetto di battaglia partitica; una macchina amministrativa lenta e incapace di vigilare e sanzionare; uno Stato centrale che taglia progressivamente risorse agli enti locali, condannandoli fare i conti con una “coperta sempre più corta”; cittadini viziati e pigri, che chiedono alla politica risposte efficienti e immediate ma dal proprio divano; vandali incapaci di capire che sporcare un bene comune significa sporcare casa propria e che vivere nell’immondizia ci rende decisamente peggiori degli animali.

Per uscire da questo “alto mare” occorre dunque iniziare a nuotare, tutti quanti. E per nuotare, bisogna esser consapevoli delle proprie forze e risorse (che sono molte, a dispetto di ciò che si pensa) e stabilire – insieme – una direzione univoca. Nel nostro piccolo, speriamo – con il numero che avete tra le mani – di contribuire ad avviare questa impresa.