Abbiamo superato i primi 100 giorni di amministrazione Felici. Che idea si è fatto del ritorno della destra al governo della città?
Partiamo con il dire che questa destra è, a mio avviso, molto eterogenea. Possiamo trovare le più disparate estrazioni politiche in questa maggioranza e nella scelta dei suoi assessori. Ma va bene, ognuno fa le scelte che ritiene migliori per la visione politica della città che ha in mente. Io ritengo che questi primi 100 giorni siano un campanello di allarme per la città ma soprattutto per la maggioranza e la sua sindaca perché, ad esempio, si sono aggrovigliati sulla scelta dei presidenti di commissione, perdendo tempo per trovare la quadra e accontentare tutti, salvo poi non convocarle praticamente mai. Noi abbiamo presentato, come minoranza e come Partito Democratico, diverse mozioni ed interrogazioni che al momento giacciono sulla scrivania della presidenza, questo perché in consiglio si evita il dibattito politico. Si convoca l’assise per votare atti urgenti, non dando il tempo ai consiglieri di studiarli. È successo con le variazioni di bilancio, con il Dup ed infine anche con l’acquisto dell’immobile da destinare ad edificio scolastico. Purtroppo, se questa è la linea che la maggioranza si è data, vuol dire che preferisce correre dietro le urgenze senza mai anticiparle, e questa politica non mi sembra sensata.
L’opposizione è compatta o marcia in ordine sparso?
Noi come minoranza al momento ci siamo dimostrati compatti. Questo perché siamo allineati sui temi politici al momento. Cerchiamo di guardare al bene della città e dei nostri concittadini.
Logicamente ognuno di noi ha sensibilità diverse, ma stiamo cercando di trovare linee condivise. Noi poi, come Partito Democratico, abbiamo la fortuna di essere un bel gruppo consiliare, coadiuvati da una segreteria ed un direttivo molto presenti, inoltre possiamo contare anche sull’appoggio dei partiti che erano con noi in coalizione.
Il Sindaco Felici ha liquidato le critiche all’acquisto dell’immobile in via dei Castelli Romani, definendo una “bufala” l’alternativa pensata dall’ultima amministrazione comunale: i 42 moduli “usa e getta” per ospitare studenti e studentesse della Marone. Cosa ne pensa?
Sul discorso dell’acquisto dell’immobile per adibirlo a scuola, ci sarebbe molto da dire. Partiamo dal presupposto, come già specificato in commissione controllo e garanzia (di cui sono presidente) e in consiglio comunale, noi non vogliamo entrare nel dibattito se sono meglio i prefabbricati o l’immobile, questa è una scelta prettamente politica. La vera questione è perché, visto che si parla di accendere un mutuo di 6,5 milioni di euro, che pagati in 29 anni diventeranno più di 12 milioni, si è scelto un immobile partendo da una ricognizione di una sola settimana e si finisce con un’individuazione che non rispetta le prescrizioni che la politica si era data attraverso la delibera di indirizzo? Perché si fa tutto senza passare per le commissioni consiliari preposte e si convoca un consiglio straordinario d’urgenza e si vota a colpi di maggioranza? Senza dare tempo di studiare gli atti propedeutici all’acquisto, o addirittura senza presentarli. Noi abbiamo chiesto una riflessione su questi punti già dal consiglio del 18 ottobre, chiedendo venisse convocato un consiglio comunale, presentando una mozione firmata da tutta la minoranza, ci è stato risposto il 3 novembre che quella nostra richiesta era da considerarsi superata, calpestando così i principi fondamentali che regolano la dialettica democratica tra cui quello della tutela della minoranza. Qui bisogna agire con senso di responsabilità, verso gli studenti e le loro famiglie e verso tutti i cittadini di Pomezia. Cosa succederà se quell’immobile non potrà soddisfare i requisiti imposti dal dm 75 sull’edilizia scolastica, quale sarà l’impatto sul traffico per un trasferimento di più di 700 studenti in quell’area, come verrà garantito agli studenti il percorso in sicurezza casa scuola; e soprattutto, se per il 22/12 (scadenza data dalla maggioranza) l’edificio non sarà pronto ad ospitare la scuola, cosa succederà? Tutte domande rimaste inevase. Per questo siamo contrari. Perché i dubbi sono maggiori rispetto alle certezze.
È più difficile la politica o lo sport? Cosa può “dire” lo sport alla politica e cosa può dire la politica allo sport?
Politica e sport per me sono due grandi passioni e come tali le vivo. Nello sport l’avversario è dichiarato, così come il suo obiettivo. Quindi è più facile il piano tattico. Nella politica tutto è più liquido, in movimento, meno leggibile. Però la strada maestra, sia nello sport che nella politica, è dettata sempre dalla voglia di incidere, di portare a casa il risultato, non fine a se stesso, ma nell’ottica della crescita e del bene collettivo. Che sia la vittoria del gruppo squadra o che sia un atto importante per la tua città. Lo sport può spiegare alla politica come, per ottenere un risultato finale più grande, possano essere messi da parte gli obiettivi personali, e di come si debba ripartire dalla formazione per avere i professionisti di domani. La politica deve dire allo sport di tornare ad essere il collante sociale che era un tempo. Questa sarebbe la cosa più importante