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Non chiamatelo fratello minore

Non chiamatelo fratello minore. Il calcio a 5 non è il fratello minore del calcio a 11, o almeno non lo è più, soprattutto dalle nostre parti, dove più di ogni altra zona ha significato e significa tanto. Una storia di vittorie, di emozioni e di grandi scalate quello del futsal a Pomezia e ad Ardea, ma anche di giovani promesse, di tanti ragazzi che ogni giorno calcano i sintetici incastonati tra le nostre case, i campi che spuntano dietro gli angoli delle nostre strade. Uno dei protagonisti del calcio a 5 tra giovani è senza dubbio Alessio Caporaletti, allenatore da quasi vent’anni di tanti ragazzi, attuale coach del Nuova Florida Selva dei Pini e vero esperto di movimento.  Ho iniziato ad allenare nel’ 99 quando, dopo essermi ripreso da un brutto incidente d’auto, ho fondato insieme a Taddei Sandro e Marco il Torvajanica Alta calcio a 5, con l’aiuto del compianto presidente Angelo Panico. Quella fu l’inizio di una grande avventura.

Una vita passata ad insegnare calcio dentro e fuori dal terreno di gioco quella di mister Caporaletti. Tante emozioni dalla panchina e tante vittorie, una su tutte quella della stagione 2010/11. Alessio allenava la Mirafin, società di Nuova Florida che ha scritto pagine di storia importanti del fustal nel Lazio. I ragazzi classe 90-91 a metà campionato erano sesti. Una squadra costruita per vincere stava lentamente perdendo l’ennesima possibilità di vincere il campionato e salire nell’elite di categoria. Ma lo sport è strano, è sempre ricco di colpi di scena, e all’ultima giornata, nel derby contro il Futsal Pomezia, terzo in classifica, i ragazzi di Caporaletti vincono e conquistano il pass per lo spareggio finale con il Valle dei Casali.  Sul neutro del Torrino, non scorderò mai quella gara, vinta in rimonta per 2 a1, a pochi minuti dal termine. Approdare in Elite fu per noi molto importante, fu lo spartiacque per l’intero settore giovanile della Mirafin, che da quel momento divenne tra i migliori del Lazio e diede una spinta a tutto il nostro movimento, permettendo a molti ragazzi di crescere e di approdare in squadre più blasonate.

Alessio Caporaletti ha allenato tanti ragazzi del nostro territorio, dai pulcini alle prime squadre, ha visto come sono cambiati i giovani che si approcciano a questo sport e come questo sport sia diventato tra i più partecipati nei nostri comuni. Rispetto ai primissimi anni devo dire che, più che i ragazzi, è cambiato il nostro sport. All’inizio il calcio a 5 era uno sport di nicchia, il fratello minore del calcio a 11. Oggi sono stati fatti passi da gigante, il futsal è diventato un movimento capace di far sempre più leva sui giovani. Nei primi anni le prime squadre avevano sempre giocatori cresciuti sul terreno di gioco ad undici, adesso invece ci sono ragazzi che hanno fatto tutte le categorie del calcio a 5 partendo dai vivai. Questo ha cambiato soprattutto la mentalità di chi pratica questo sport. A livello generazionale invece i cambiamenti si sentono soprattutto sull’approccio al gioco di squadra. Rispetto a qualche anno fa siamo costretti a lavorare molto di più sui movimenti collettivi e questo perché ai giovani manca giocare per strada, tra i muretti, in mezzo alle macchine, dove si era costretti ad imparare a controllare il pallone dopo rimbalzi incontrollati e imprevedibili.

Mister Caporaletti ha fatto calcio a cinque sia a Pomezia che ad Ardea, mosso da un enorme passione continua ad insegnare ai giovani e soprattutto a divertirsi. Il divertimento e la passione sono gi ingredienti fondamentali per portare avanti il suo lavoro, che da tre anni si chiama Nuova Florida Selva dei Pini all’interno del campus di Pomezia. Di storie ne ha vissute tante, ha vinto tante volte ed è uscito sconfitto altrettante. Tante storie, romantiche ed emozionati. Una su tutte è entrata a far parte della sua vita, è rimasta indelebile nei suoi ricordi, tanto da emozionarlo al solo ricordo ancora adesso a distanza di anni.

Ogni momento per me è un volto, di un mio giocatore, di un mio collaboratore. Se potessi rivivere un momento un attimo, una partita, ne rivivrei, per assurdo una, anche se fu una sconfitta, Mirafin-Futsal Isola, campionato di C1. Noi della Mirafin retrocessi già prima di iniziare. Il presidente mi chiese di allenare la prima squadra, inserendo tanti giovani e facendola a costo zero.  Saremmo retrocessi, e così è stato, ma avremmo costruito la squadra del futuro, con tutti giovani del nostro vivaio e per me, che ne ero stato uno dei fondatori, era una grande occasione. Scendemmo in campo in ogni partita con dignità, lottando su ogni campo. Quella partita, a metà stagione, descrive in pieno il senso di quella stagione. Noi tutti giovani e loro esperti, forti e primi in classifica. Fu una gara vinta, pareggiata e persa diverse volte nell’arco dei quaranta effettivi. Perdemmo alla fine, ma ci uscimmo dal campo con la convinzione che stavamo allenando un gruppo di ragazzi che sarebbero diventati grandi uomini e soprattutto grandi giocatori.