Imparare dall’Airone

In questi giorni di festa, meteo permettendo, consiglio a tutti una passeggiata alla foce del fiume Incastro, per ammirare gli aironi che danno il nome alla nostra Città. Esili e statuari, si fermano sulle secche del fiume probabilmente per cercare un po’ di cibo.

La presenza dell’airone, silenziosa e discreta, ha accompagnato la storia di Ardea dalla notte dei tempi, visto che persino lo scrittore romano Ovidio ne parla nelle sue Metamorfosi.

L’airone sembra dirci che ad Ardea (come altrove) non vince mai il più forte. Il più forte di solito distrugge la Città. Si chiami Enea, abusivismo, interessi economici locali o partiti politici “romani”. Vince chi resta.

E così, l’airone è sopravvissuto ad Enea, agli anni del distaccamento da Pomezia, a quello delle oscenità di mattone e cemento costruite sulla sabbia, allo sviluppo scomposto dell’edilizia, agli anni del centrodestra che governava indisturbato (e che sembrava sarebbe durato secoli), agli interessi di pochi e al “brutto” che ancora in molti sono costretti a vedere giorno dopo giorno.

Oggi assiste silente e statuario ai roghi delle Salzare che tengono in ostaggio le rovine del passato (Castrum Inui) e chi ancora oggi vive in mezzo al degrado. Sta lì, lungo le rive del fiume, con tutta la sua bellezza e la sua calma. Ci insegna che persino in mezzo al disastro esistono le cose belle. E che anzi esse vincono proprio perché il brutto non riesce ad avere la meglio. Sta lì a dirci che la Città può avere un destino diverso da quello a cui si è per troppo tempo abituata.

Quando questa Città sarà all’altezza del suo simbolo più noto, sarebbe veramente bello tributare all’airone il giusto ringraziamento, magari facendo di quell’area ancora così bella e suggestiva una riserva naturale, con percorsi per grandi e piccini, per ammirare il nostro primo concittadino e quell’ambiente che deve amare così tanto.