Dritto al cuore, il primo libro di Luca Di Bartolomei

La percezione cambia il modo in cui viviamo, il modo in cui affrontiamo le nostre paure e cerchiamo di risolvere i nostri problemi. È questo il tema centrale di “Dritto al cuore” il libro di Luca Di Bartolomei, figlio del mai dimenticato Agostino capitano della Roma negli anni 80 e morto suicida nel maggio del 94, dal fuoco della sua pistola appena presa perché, appunto, aveva la percezione di non essere al sicuro e di dover difendere i suoi cari.

Proprio nei giorni in cui passa la legge sulla legittima difesa, Luca Di Bartolomei esce con il suo primo libro, edito Baldini-Castoldi, in cui da figlio prima, e da padre adesso, ripercorre la sua vicenda inserendola, però, in un contesto di numeri e dati, in cui dimostra come non siamo poi così in pericolo come vogliono farci credere e sottolineando come la percezione dell’insicurezza ci porta a fare scelte sbagliate e a mettere in pericolo proprio quelli che vorremmo difendere. La sua posizione è figlia di un ragionamento che, tra le pagine del testo, appare lucido e chiaro, misto a vicende personali che lo caratterizzano.  “È anche la necessità di esprimere un pensiero su questo brutto clima che prima crea le paure e poi vuole scacciarle via a pistolettate. La sicurezza fai da te – dichiara l’autore – non potrà che portare a spargimenti di sangue e non può essere e non sarà mai una soluzione”.

Il testo è un elenco di dati ufficiali, a partire da quello più importante che probabilmente ha condizionato anche l’attuale governo nella stesura della legge sulla legittima difesa, ovvero che 4 italiani su 10 si sentono più al sicuro con un’arma in casa. Passa, però, anche da quelli che dovrebbero farci riflettere, ovvero che sono ben 40 le persone uccise da legali detentori di armi nello scorso anno e solo 4 i processi dal 2013 ad oggi per eccesso di legittima difesa, di cui solo uno ha portato a una condanna.

Il libro parte inevitabilmente dal giorno in cui Luca, allora dodicenne, venne a sapere del suicidio del padre. Un trauma impossibile da superare per l’ormai quasi quarantenne. Un dolore atroce che ha permesso la nascita di questo libro e che ha reso quel bambino, Luca, un padre e un marito determinato a non far più vivere a nessuno quei momenti.