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Dal Cotral per Tor San Lorenzo

Sono sul pullman, è un forno, una scatola metallica a due piani infuocata. E pensare che questo dovrebbe essere uno dei nuovi mezzi tanto pubblicizzati.

Jacopo non risponde alle mie chiamate, non ha neppure visualizzato il mio messaggio su WhatsApp. Così, una volta arrivato, me la sono fatta a piedi, venti minuti di cammino per raggiungere, finalmente, la Scuola Pop.

In giardino c’erano una ventina tra bambini e ragazzini, tanti palloncini colorati, qualche adulto e un coniglietto. Ho chiesto di Alice e Jacopo, mi hanno indicato di entrare in casa. Sulle scalette prima della porta d’ingresso una bella signora mora dai capelli lunghi e lisci legati con una coda di cavallo mi ha chiesto – Desidera? -. Non sapevo chi fosse, le ho risposto solo – Cercavo Alice e Jacopo -. Dopo un po’ ho capito che era la madre di Alice.

Alice era seduta al tavolo al centro della cucina, concentrata sullo schermo del pc portatile. Era sorpresa di vedermi, evidentemente Jacopo non le aveva riferito del mio arrivo. Poco dopo s’è affacciato Jacopo con una faccia un po’ sbattuta. S’è subito scusato per non essermi venuto a prendere. Io ho sorriso, non mi andava di fargliela pesare, ho cercato di sdrammatizzare scherzandoci su: “ Sei proprio uno juventino”.

Poi Alice mi ha fatto fare un visita alla Scuola. Dietro la casa c’è una struttura rettangolare, per arrivarci si passa a fianco di un fazzoletto di giardino trasformato in orto. Nello stanzone ci sono delle librerie Ikea belle massicce, comprate al mercatino dell’usato, tavoli e sedie di plastica, un bagno con la porta a soffietto.

Poi siamo tornati in giardino per il saggio di canto. Dopo le esibizioni sono stati consegnati gli attestati con un sottofondo di applausi e scoppio di palloncini.

Dopo, Veronica, una ragazza con i capelli decolorati e rasati da una parte, ha tenuto un laboratorio di scrittura medievale e poi di danza gotica prendendo per mano i piccoli in un grande girotondo. Quando ha terminato le sue attività ci ho chiacchierato un po’. Vuole riprendere gli studi in Archeologia Orientale alla Sapienza. Nel frattempo tiene corsi di grafia medievale. Le ho chiesto se poteva trascrivere qualche mio scritto su pergamena. Ovviamente mi costerà un po’, ma ne varrà la pena.

Ho giocato un  po’ a dodgeball con i ragazzini, mi hanno eliminato presto. Prima di andare via ho dato una mano a mettere a posto impilando sedie e portando i tavoli al loro posto, nell’aula della Scuola.

Alla fermata del Cotral mi ha accompagnato Noemi, la sorella di Alice. Ho scoperto che sia lei che Alice hanno fatto nuoto agonistico e che, come me, si sono prese il brevetto da istruttore.

Una volta sulla litoranea sono tornato con i piedi per terra, dopo esser stato per qualche ora in un’oasi di pace. Dopo aver respirato il profumo del gelsomino e partecipato alla gioia dei bambini nel Giardino dei Pensieri, sono tornato alla dura realtà.

Alla fermata c’era un ragazzo sulla ventina che si agitava, camminava nervosamente avanti e indietro, sbraitava. Da una telefonata che era impossibile non ascoltare, dato che parlava ad alta voce per sfogare la sua rabbia, ho capito che la notte prima aveva fatto un incidente. Gli ho chiesto se era successo per un colpo di sonno, mi ha risposto che era ubriaco e aveva preso un palo. Poi gli ho domandato tra quanto sarebbe passato il pullman. “Tra poco, verso le 19,30” mi ha detto.

Poi sono arrivati due ragazzi maghrebini, uno si è seduto accanto a me e si è messo a cantare nella sua lingua. Era bravo, aveva una bella voce che mi ha cullato come una ninna nanna.

Il pullman è arrivato come aveva detto il ragazzo dell’incidente. Era ancora mezzo vuoto, i finestrini aperti permettevano di respirare. A Torvajanica è salita una ragazza con i capelli decolorati, la pelle chiarissima, e portava un micetto in braccio. Poco dopo, sulla Pontina, si è accesa una canna come se fosse una cosa normale. Le svampate hanno giustamente infastidito una ragazza seduta davanti a me. La ragazza infastidita era una biondona con le labbra rifatte, un seno tatuato messo in mostra da una scollatura generosa e dalle sue parole si sentiva un accento dell’est Europa. Se la stava prendendo con dei ragazzi seduti più avanti, così le ho bussato sulla schiena spiegandole che era la tipa dietro di me a fumare.

Come se non bastasse, sono saliti una decina di ragazzi rom, stavolta le zaffate erano dovute alla scarsa igiene di qualcuno di loro. Una quindicenne mora dagli occhi neri s’è seduta a fianco a me. Per fortuna non aveva un cattivo odore. Sono scesi alla loro fermata, quella all’altezza del Campo di Castel Romano.

Alle 20,25 sono arrivato alla stazione Laurentina, ho aspettato 5 minuti il 764 e appena sceso ho iniziato a correre verso casa per non perdermi neanche un minuto di Napoli – Fiorentina. Il Napoli ha dominato, con il suo solito gioco spettacolare, segnando 4 reti: Koulibaly, Mertens, Insigne, Mertens.