Discarica La Cogna

Cos’è questa storia della discarica a La Cogna

La scorsa settimana le cronache della Città dei Rutuli sono state monopolizzate da un atto, firmato dal dirigente dell’Area Tecnica, con cui il Comune di fatto dichiarava il proprio nulla osta al progetto avanzato dalla società Paguro su un terreno in località La Cogna, al confine tra Aprilia e Tor San Lorenzo.

L’atto ha destato numerose polemiche proprio perché il progetto in discussione prevede la bonifica di un’area inquinata al fine di realizzare una discarica. E perché tale progetto è attualmente sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale da parte della Regione Lazio, che dovrebbe esprimersi definitivamente in una Conferenza dei Servizi prevista il prossimo 15 febbraio.

Ma cosa chiede esattamente la società Paguro? E perché questa vicenda è così importante per Ardea e per il nostro territorio?

Abbiamo provato a capire qualcosa in più, intervistando Monica Laurenzi, che ha al suo attivo non solo una lunga esperienza in Legambiente, ma che in qualità di assessore all’ambiente di Aprilia (incarico che ha ricoperto fino a dicembre), ha avuto modo di seguire da vicino l’intera vicenda.

Partiamo dall’atto del Comune di Ardea: cosa ne pensa e quali potrebbero essere le conseguenze?

«L’atto del Comune di Ardea è grave, preoccupante e contraddittorio rispetto a quanto fino ad oggi sostenuto. Arriva, tra l’altro, a pochi giorni dalla terza e ultima conferenza dei servizi sul progetto presentato dalla Paguro. 

Nelle due precedenti conferenze, la delegata del Sindaco Savarese (l’Assessore Sonia Modica, ndr) ha sostenuto un fermo no al progetto sostanziandolo con argomenti forti. Nella prima conferenza affermava che “gli interventi sul sito, in caso di stoccaggio, vanno ad implicare ricadute di carattere eco sistemico (forte presenza di acqua nell’area e ricaduta microclimatiche) e fruitivo (incidenza di fonti odorigene) sull’area dei Giardini della Landriana distanti solo 1km”. Mentre nella seconda, con ancor più dovizia di particolari, riportava tutti i vincoli presenti su quel territorio: idrogeologico, archeologico, vincolo della fascia di rispetto per il Fosso della Moletta. E concludeva: “La vocazione del territorio di Ardea presenta rilevanza naturale, archeologica e turistica che male si concilia con una discarica a pochi km di distanza. Infine, si segnala come questo territorio, così come ben indicato dal Sindaco di Aprilia, sia già saturo di impianti di stoccaggio rifiuti, discariche e impianti biogas”. 

Ecco, non è chiaro cosa sia intervenuto in questi mesi che ha fatto cambiare non una semplice virgola del parere, ma il parere stesso. Sono certa, tuttavia, che non ci saranno conseguenza anche perché a supporto del parere favorevole non è stato inserito nessun dato tecnico».

Cerchiamo ora di ricostruire la storia del progetto Paguro: può riassumerci le tappe fondamentali della vicenda?

«Nel 2016 la M.T.S. Srl – Paguro Srl acquistavano dalla Michelle Production Srl, il fondo già adibito a cava in Comune di Aprilia, località La Cogna. Tutte e due le società sono riconducibili a Fabio Altissimi, proprietario della Rida Ambiente srl e del TBM di Aprilia, situato in località Campoverde.

L’Area di La Cogna era già inserita dalla Regione Lazio tra i siti da bonificare nel territorio apriliano, insieme a Sant’Apollonia e a Sassi Rossi. 

Nel mese di giugno del 2016 la società Paguro S.r.l. presenta alla Regione Lazio un “Progetto per la realizzazione di una discarica controllata per rifiuti pericolosi in località “La Ciocca” – Aprilia (LT)”.

La Regione Lazio nel 2017 ha espresso una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) negativa. Innanzitutto, perché il progetto non era conforme al Piano Regionale dei Rifiuti. L’area individuata, inoltre, dista circa 150m dall’edificato urbano di La Cogna e all’interno di quest’area sono previste “aree di riqualificazione per il reperimento di servizi pubblici” cioè aree dove possono esser costruiti servizi come scuole, ospedali, centri turistici o impianti sportivi.

Nel 2020 la Paguro ci riprova, presentando un nuovo progetto denominato “Bonifica del Sito ex cava Località La Cogna con sistemazione idrogeologica, rinaturalizzazione e deposito definitivo in sito dei rifiuti rimossi dalla bonifica e sovvalli nel Comune di Aprilia (LT), in località La Cogna”. Secondo le intenzioni della società, il progetto sarebbe “finalizzato alla bonifica del sito contaminato e all’utilizzo delle capacità delle vasche studiate per il deposito definitivo sia dei rifiuti da bonifica trattati che di sovvalli al fine di rendere sostenibile la bonifica che si propone a spese della società proprietaria del sito”. 

I “sovvalli” altro non sono che materiale di scarto originato dal trattamento dei rifiuti che, a seconda dei casi, può essere soggetto a una fase di ulteriore raffinazione oppure indirizzato ai processi di smaltimento in discarica. Si tratta in pratica di ecoballe di rifiuti speciali. Secondo quanto indicato nel progetto dalla stessa parte attrice “l’area del progetto è interamente di proprietà della Società PAGURO S.r.l., ed è più esattamente distinta al NCT del Comune di Aprilia al Foglio n. 115 particelle n. 5, 6, 7, 8, 10 e 12, mentre le altre particelle della stessa proprietà n. 21, 1161, 1547 e 1568 sono ora destinate a viabilità di accesso all’area”. Si tratta, quindi, della medesima area interessata dal progetto di discarica della Paguro S.r.l. del 2016, che ha ricevuto formale diniego da parte della Regione Lazio».

La Conferenza dei Servizi del prossimo 15 febbraio potrebbe esser finalmente risolutiva? O dovremo attendere ancora? 

«Sono certa che la terza conferenza sarà risolutiva per quanto riguarda il parere della Regione. La valutazione sarà negativa perché i motivi ostativi già presenti nel primo diniego non sono mutati: vicinanza alle abitazioni, sito non previsto dal Piano regionale dei Rifiuti, presenza di numerosi vincoli. Nonostante le belle parole, questo secondo progetto non è altro che una discarica camuffata da bonifica».

Prima Roncigliano, ora La Cogna; i rifiuti di Roma in perenne emergenza e un territorio – quello dell’agro romano e pontino – spesso scambiato per pattumiera della Capitale. Come se ne esce, secondo lei? 

«Il tema dei rifiuti è un tema serio che va affrontato nella sua complessità e con una visione che dovrebbe spingere fortemente sulla riduzione della produzione dei rifiuti. Qui anche noi consumatori possiamo fare la nostra parte, ma ancora di più la dovrebbe fare la grande distribuzione, introducendo azioni concrete per la riduzione del packaging. 

La nostra città (Aprilia, ndr) negli anni ha messo in campo un porta a porta importante e questa è la strada che tutte le amministrazioni dovrebbero percorrere. Tuttavia, non ci possiamo sottrarre alla considerazione che gli impianti servono. La situazione di Roma è disarmante e questo porta la Capitale ad utilizzare i territori limitrofi come servitù. Non è certo semplice per una grande città, ma quello che preoccupa e allarma è che negli anni non si è mai affrontato il problema nella sua complessità. Roma deve trovare siti sui quali costruire impianti (a cominciare da quelli per la frazione umida) e individuare una discarica di servizio. 

Il pubblico però deve tornare protagonista. Aver lasciato nelle mani dei privati tutta la gestione dei rifiuti e non avere nel frattempo esercitato una azione di controllo ci restituisce un sistema folle per il quale le comunità subiscono gli umori dei proprietari degli impianti e le loro guerre. E questo contribuisce alla perdita di fiducia dei cittadini verso le istituzioni».