Contributi all’editoria: come funzionano?

I contributi statali all’editoria sono oggetto costante di dibattito: la questione è abbastanza complessa poiché esistono varie forme di contributi e in quanto non tutte le testate beneficiano di questi finanziamenti. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Innanzitutto occorre distinguere l’editoria cartacea da quella digitale. Per la prima esistono due forme di contributi statali: quelli diretti e quelli indiretti. I primi riguardano esclusivamente tre tipologie di testate giornalistiche: i giornali organi di partiti politici, i giornali delle cooperative di giornalisti non aventi scopo di lucro e i giornali italiani editi e diffusi all’estero. Tra i giornali editi e diffusi in Italia hanno diritto al contributo statale soltanto quelle testate nazionali e locali, con prezzo di vendita individuabile, che hanno una mole di vendita pari – rispettivamente – al 25% e al 35% delle copie distribuite. Tale contributo prevede una quota fino al 50% dei costi sostenuti per il personale dipendente, per l’acquisto della carta, per la stampa e per la distribuzione e una quota per ogni copia venduta, pari a 0,25 euro per i quotidiani nazionali, 0,20 euro per i quotidiani locali e 0,40 euro per i periodici.

I contributi indiretti, invece, riguardano tutti i quotidiani e periodici che hanno indicato il prezzo di vendita in copertina. Tali contributi consistono in un regime fiscale agevolato del 4% sul totale delle copie spedite al netto di una forfetizzazione della resa pari all’80%. Questo significa che saranno soggette a imposta soltanto il 20% delle copie spedite, mentre il restante 80% risulterà esente da iva. Se ad esempio una testata stampa 100.000 copie pagherà l’iva al 4% soltanto per 20.000 copie, mentre le restanti 80.000 saranno esenti da tassazione. Si tratta di un regime “monofase” in cui l’iva è corrisposta soltanto dall’editore: distributori, commercianti e rivenditori restano fuori dall’imposta.

Per l’editoria digitale sono previsti dei contributi diretti suddivisi in due quote: una prima quota pari al 70% dei costi sostenuti e una seconda quota pari a 0,10 euro per ogni copia digitale, ove venduta in abbonamento. Possono accedere a tali sovvenzioni le testate consultabili esclusivamente on line, anche a titolo gratuito, a patto che esse garantiscano almeno dieci articoli autoprodotti in ciascuna delle uscite annualmente previste (almeno 240 uscite per i quotidiani, 45 per i settimanali e plurisettimanali, 18 per i quindicinali e 9 per i mensili).