Consorzi: «Vanno chiusi!»

Intervista alla Presidente dell’Associazione “Per Lupetta”, Eliana Peperoni

La questione usi civici non è certo l’unica criticità che caratterizza il territorio di Ardea da un punto di vista urbanistico. Nelle ultime settimane, è tornata d’attualità anche una questione di cui si era molto discusso nel corso della campagna elettorale per le elezioni amministrative di due anni fa: l’anomalia dei consorzi. 

Nel mese di aprile, il dirigente Giovanni Cocuzza ha infatti inviato al presidente del Consiglio Comunale, Lucio Zito, un atto di scioglimento del Consorzio Lupetta – Lido dei Pini, da sottoporre alla discussione e all’approvazione della massima assise cittadina. L’atto, prendendo atto di quanto richiesto recentemente dalla stessa Prefettura di Roma, porrebbe fine alla natura “ibrida” del consorzio, che da “volontario” dovrebbe essere “obbligatorio”.

Per comprendere meglio la questione, abbiamo posto alcune domande ad Eliana Peperoni, presidente dell’Associazione “Per Lupetta” impegnata da anni nella “battaglia dei Consorzi” e per lo sviluppo turistico del litorale ardeatino.

Cominciamo “dall’inizio”: cosa sono i consorzi ad Ardea? 

“Sono realtà territoriali gestite da soggetti giuridici privati totalmente illegittime sotto il profilo giuridico e urbanistico. Sarebbe estremamente lunga una descrizione storica che possa spiegare i motivi e le procedure che hanno reso possibile la loro costituzione e permanenza, in quanto si dovrebbe effettuare un excursus storico-normativo a partire dagli anni 50-60. Si può affermare che i territori di Ardea chiamati impropriamente “consorzi” sono tutte aree oggetto delle varie lottizzazioni, siano esse illegittime o legittimate convenzionate e, come tali, in ottemperanza alle leggi urbanistiche, i lottizzatori avrebbero dovuto cedere al Comune le relative opere di urbanizzazione primaria (strade, illuminazione, impianto fognario, ecc). Il Comune, tuttavia, non le ha mai acquisite ed ha mantenuto in essere realtà territoriali gestite in modo del tutto privatistico e, in alcuni casi, consentendo anche la creazione di veri e propri feudi inaccessibili ai cittadini, arrecando, così, gravi danni allo sviluppo economico e turistico della città”.

Come risolvere questa criticità? I consorzi possono diventare una risorsa? O vanno semplicemente chiusi?

“Vanno chiusi, nel senso che devono essere sciolti in quanto tutte quelle aree sono di interesse pubblico. La maggior parte dei cosiddetti consorzi che si affacciano all’arenile non consentono l’accesso al mare alla collettività ma sono territori fruibili solo dai rispettivi proprietari di immobili. Ardea possiede una risorsa indiscussa sotto tutti gli aspetti: il mare. Un comune virtuoso e in grado di valutare le potenzialità turistiche e occupazionali delle zone balneari, dovrebbe imporre esso stesso l’avocazione delle opere oggetto di lottizzazione all’Ente Locale ed orientarsi realmente verso la sua vocazione turistica”. 

Qualche mese fa l’Amministrazione comunale ha deciso di istituire una commissione consiliare speciale per studiare la situazione dei consorzi. Cosa pensa delle prime sedute?

“Chiaramente si è acceso un faro, anzi una lente di ingrandimento su quegli argomenti che, precedentemente, venivano elusi o liquidati con una semplice affermazione: “è una questione privata!”. Attraverso una serie di eventi e circostanze complementari e reciprocamente conseguenti – come uno Zeitgeist – oggi l’Amministrazione comunale si sta impegnando a fare luce, anche attraverso l’analisi della documentazione storica, sull’origine di questi territori e la speranza è che si possa definire al più presto una soluzione efficace e definitiva, soprattutto in virtù delle leggi attuali e delle norme costituzionali. Le prime sedute della Commissione hanno rappresentato una sorta di “rodaggio”, sia nell’organizzazione che nel merito delle argomentazioni e, francamente, questo è un segno positivo che promette oggettività e, soprattutto, umiltà di approccio. Finalmente la Commissione ha dato voce alle parti sociali, offrendo l’opportunità di parlare e di esporre quelle conoscenze maturate attraverso anni di ricerca, contribuendo così a facilitare, laddove possibile, le indagini e le ricerche documentali”.