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Come rilanciare il territorio e il settore alberghiero?

Intervista ad Antonio Guido

L’8 febbraio si è svolto l’incontro tra il Sindaco Adriano Zuccalà, il vicesindaco Simona Morcellini, gli Assessori Luca Tovalieri, Stefano Ielmini, Giuseppe Raspa e l’Ufficio Turismo del Comune di Pomezia con l’Associazione Pomezia Albergatori (APA): un incontro molto significativo per l’industria del turismo di Pomezia e per lo sviluppo del settore alberghiero. Presente al tavolo anche Antonio Guido, che abbiamo intervistato per approfondire l’argomento.

Di cosa si occupa Antonio Guido?

“Svolgo l’attività di Direttore presso l’Hotel Enea, sono Consigliere dell’Associazione Pomezia Albergatori (APA) e Capodelegazione della Federalberghi Roma per il nostro territorio. La Federalberghi è l’associazione di settore più importante in Italia, alla quale sono associati più di 27.100 alberghi, di cui 1.600 nel solo Lazio. Appartengo alla delegazione del Sud-Lazio, e fanno a me riferimento tutti gli alberghi di Pomezia e dintorni.”

Quale è la condizione del settore alberghiero a Pomezia?

Pomezia ha ben 22 alberghi, per un totale di 2.391 posti letto: il numero di strutture alberghiere è cresciuto costantemente dal 2012 al 2018. Su 2.391 posti letto, sa quanti vengono realmente occupati? Il dato è preoccupante, meno della metà, il 38%. Abbiamo iniziato ad avvertire la crisi nel 2011 e, nonostante qualche accenno di ripresa nel 2014, siamo attualmente nel momento peggiore per il nostro settore. Nonostante ciò, a Pomezia in un anno soggiornano oltre 350.000 persone: la presenza di importanti aziende e la vicinanza con la capitale fanno sì che la maggior parte dei nostri clienti siano stranieri, ben il 58%. Purtroppo, non basta a risollevare la scarsa domanda.”

Nemmeno la vicinanza con Roma?

“Nemmeno. Pomezia soffre di gravi carenze infrastrutturali che creano molti disagi: lontananza dalla stazione, scarsi mezzi di trasporto e, soprattutto, una difficile connessione con Roma a causa della Pontina. Una camera a Roma in un hotel a 4 stelle arriva a costare anche 130-140€, qui a Pomezia la metà, 70-75€, senza contare le riduzioni dei prezzi operate da piattaforme di prenotazione online. Soggiornare qui è decisamente conveniente, ma molti tour operator non si appoggiano ai nostri alberghi per evitare di doversi affidare alla Pontina. Pomezia potrebbe diventare un importante hub di connessione per turisti e imprenditori se riuscisse ad attirare l’afflusso dei congressi e delle fiere: basti pensare alla Nuvola di Fuksas o alla Fiera di Roma per farsi un’idea del bacino di utenza che Pomezia potrebbe raggiungere.”

Quindi la causa è principalmente dovuta ai problemi infrastrutturali?

“Non solo. Pomezia non ha una grande offerta turistica. S’immagini di dover soggiornare nella nostra città: dove passerebbe il suo tempo la sera? Un turista non è incentivato a visitare una città in cui la via principale offre solo saracinesche chiuse. Anche Torvaianica non gode di molte possibilità di intrattenimento, e tutto ciò pesa sulla scelta di Pomezia rispetto a Roma. Iniziative come la Notte Bianca e il Pomezia Light Festival dimostrano come la popolazione e i turisti passerebbero volentieri più tempo in città se fosse data loro l’occasione: durante questi eventi le nostre strutture sono state completamente piene.”

Quali sono i rischi principali che sta affrontando il settore a causa della crisi? 

“La qualità delle strutture alberghiere pometine è eccellente: i nostri dati evidenziano come la qualità dei posti letto nelle nostre strutture sia nettamente superiore alla media nazionale e regionale (indice di qualità dei posti letto ITALIA: 5,4 – LAZIO: 6,7 – POMEZIA: 15,43), e la nostra ricettività (indice relativo alla presenza di posti letto in relazione all’estensione del territorio, ndr.) è molto alta (ITALIA: 15,26 – LAZIO: 17,03 – POMEZIA: 22,27).

La forma giuridica delle imprese alberghiere pometine è per il 67% di società di capitali, per il 4% società di persone e il 29% società individuali. È un dato importante: ci sono grandi società che investono nel nostro territorio. Il rischio della crisi, e spero non si realizzi, è che grosse catene alberghiere acquistino gli alberghi in difficoltà e abbassino il livello qualitativo delle strutture, non prestando la stessa attenzione che viene data al momento alla qualità del posto letto e della struttura: chi gestisce tende a ottimizzare i profitti e ridurre i costi, a discapito della qualità e del servizio. Questo andrebbe evitato.”

Quali sono le proposte che avete portato al tavolo con l’amministrazione comunale?

“Ho cercato di portare all’attenzione dell’amministrazione comunale quelle che sono a nostro avviso le proposte che potrebbero incrementare l’attrattiva della nostra città, a beneficio sia del settore alberghiero, sia della collettività e del territorio. Abbiamo sempre più bisogno di persone qualificate. È necessaria un’alta formazione del personale per fornire i servizi richiesti da un mercato globalizzato e competitivo, e l’amministrazione, richiedendo finanziamenti ad hoc, potrebbe essere di sostegno in questo campo. Gli alberghi vengono inoltre tassati sulla TARI (tassa rifiuti) in base ai posti letto disponibili, non quelli occupati. Proporzionare la TARI al tasso di occupazione sarebbe di grande ausilio per il settore: tramite la tassa di soggiorno il Comune sa in ogni momento quale sia il grado di occupazione di una struttura e può adattare, essendo di sua competenza, la TARI di conseguenza. Ritengo sia altrettanto utile premiare le strutture che decidono di investire continuativamente nella nostra città: una sorta di premio di anzianità per valorizzare chi ha creduto e continua a credere nel territorio. Sembrerebbe essere una proposta molto piaciuta.”

La tassa di soggiorno è una grande fonte di reddito per il Comune?

“Indubbiamente. Attualmente la tassa di soggiorno ammonta a 2€, a fronte dei 350.000 clienti annuali che ospitiamo il Comune incassa oltre 700.000€, di cui oltre il 70% viene reinvestito nel settore: manutenzione stradale, sistemazione del verde, opere di illuminazione e decoro. In alcuni comuni in cui il settore del campeggio è molto sviluppato, come Ardea, la tassa di soggiorno grava enormemente sugli imprenditori: le lunghe permanenze tipiche dei campeggi portano a tassazioni più elevate, e a un conseguente aumento dei costi. Riconosco che l’eliminazione della tassa di soggiorno sia una scelta molto difficile visti gli incassi che porta alla città: mi piacerebbe che sia completamente reinvestita nel settore, e non solo in parte.

Un buon compromesso per il Comune potrebbe consistere nella concessione di incentivi e nella riduzione di oneri fiscali per aziende virtuose che investono nel welfare e nel territorio. Un’azienda che investe, ad esempio, istituendo un asilo nido, offre un servizio sia ai suoi dipendenti, ma anche al Comune poiché riduce il sovraffollamento, in questo caso, degli asili comunali. Se stimolata a fare ciò attraverso degli incentivi fiscali, un’impresa sarebbe notevolmente spinta a investire nel territorio, per non parlare della collaborazione di più aziende che investono in opere a fini sociali. È indispensabile però che gli imprenditori vengano a conoscenza degli incentivi che possono sfruttare: abbiamo chiesto al Comune di offrire uno sportello a cadenza regolare dove un consulente esperto possa dare al piccolo e medio imprenditore tutte le informazioni per poter eventualmente usufruire di qualche agevolazione. Molto spesso le aziende non sono a conoscenza di questi incentivi, non tanto per una mancanza di lungimiranza, quanto per mancanza di fiducia nelle istituzioni: sentirsi supportati dall’amministrazione non può che giovare al territorio e agli imprenditori, contribuendo a intensificare la collaborazione proficua fra pubblico e privato.”

Ci sono altre problematiche che ha presentato all’amministrazione?

“Sì, a Pomezia c’è molto abusivismo commerciale e piccola criminalità. Ho proposto che ogni albergo si doti di un codice identificativo rilasciato dal Comune, che attesti l’idoneità della struttura a esercitare l’attività. L’illegalità viaggia sul web: basta una semplice ricerca su internet per rendersi conto di tutti gli alloggi abusivi presenti a Pomezia. Attraverso un sistema di codici, riconoscere le attività abusive diventerebbe molto più semplice: chiunque ne sia sprovvisto non potrà che essere illegale. Per contrastare la microcriminalità, le strutture sono costrette ad auto-munirsi di videosorveglianza e vigilanza privata: poiché è anche una questione d’immagine per il Comune, l’amministrazione potrebbe sostenere le strutture su questo fronte.”

Quali sono le soluzioni che ha presentato per rilanciare il settore alberghiero?

“Un’idea che ha suscitato particolare attenzione, soprattutto del vicesindaco Simona Morcellini, è creare dei “brand”, un prodotto targato “Pomezia”, che valorizzi il territorio e la città. Un turista non preferirà mai Pomezia a Roma: noi dobbiamo creare un prodotto che invogli a prolungare la permanenza nel territorio, che dirotti l’attenzione anche sulla nostra zona. Possiamo sfruttare a nostro favore le ricchezze enogastronomiche dei Castelli o la forte valenza storica della leggenda di Enea. Il borgo di Pratica di Mare è un gioiello non sfruttato: la presenza della tomba di Sergio Leone, la cui visita è spesso richiesta da molti nostri clienti, potrebbe essere un ottimo spunto per la creazione di un percorso turistico a tema cinematografico, soprattutto considerata la presenza di Cinecittà World. Perché non creare anche noi il nostro “Giffoni Film Festival”, o qualche evento tematico a cadenza annuale? Il Pomezia Light Festival è stato un grande passo avanti in questa direzione. Noi imprenditori ospitiamo gratuitamente tutti gli organizzatori di questi eventi: è un costo che sosteniamo volentieri, perché questi sono gli eventi che secondo me un’amministrazione dovrebbe perseguire.

Dobbiamo fare in modo che la gente sempre di più si senta orgogliosa di appartenere a questa comunità. Non si tratta solo di rilanciare il settore, ma di rilanciare l’immagine della nostra città e l’appartenenza al territorio. Pomezia purtroppo vive questa mancanza di appartenenza cittadina. La gente non ha piacere a rimanere, come invece succede ad esempio ad Aprilia. A Pomezia non ci sono luoghi di aggregazione giovanile, non ci sono luoghi dove è possibile tenere conferenze, incontri con scrittori, politici, artisti. Noi albergatori ci stiamo facendo promotori di iniziative di questo tipo, che purtroppo non sono più molto partecipate. Perché allora non coinvolgere influencer, artisti in voga tra i giovani oltre gli scrittori, e ricreare questa cultura dell’aggregazione, dell’incontro culturale? Decenni fa c’erano le sezioni dei partiti, perché non ricreare spazi di condivisione e aggregazione politica anche nella nostra città? Come fanno i giovani, al di là dei social, ad esprimersi e a valorizzarsi al meglio su questo versante? Solo attraverso i social è riduttivo e penalizzante. Un’amministrazione deve pensare anche a questo, a coltivare luoghi in cui i giovani possano avere il loro spazio e sentirsi parte attiva del territorio. Le nostre strutture potrebbero diventare anche questo, e assumersi il ruolo di aggregatore sociale per i cittadini.”

Avete già organizzato eventi di questo tipo?

“Certamente. Noi albergatori abbiamo recentemente stretto un accordo con la Croce Rossa Italiana dando disponibilità ad organizzare nelle nostre strutture corsi gratuiti di primo soccorso aperti alla cittadinanza. Per noi non si tratta di business, ma di offrire qualcosa alla nostra città e al nostro territorio, facendo anche del bene e, in questo caso, contribuendo a salvare vite. Una struttura alberghiera, secondo me, non è solo un edificio “che fa dormire”, ma è un posto che interagisce con la città, accogliendo nelle proprie sale confronti, presentazioni di libri, riunioni di partito, mostre di pittura, conferenze stampa.”

Ritiene che il tavolo programmatico con l’amministrazione comunale abbia dato i suoi frutti?

“Abbiamo ricevuto un ottimo riscontro: il vicesindaco ha preso spunti per approfondire varie tematiche, ma già il fatto stesso di riunirci bimestralmente con sindaco, vicesindaco e giunta ci fa sentire parte integrante del territorio. Noi vogliamo essere una componente attiva della nostra città, non solo per rilanciare il settore, ma soprattutto per offrire qualcosa alla comunità: noi siamo una forte componente economica cittadina, con i nostri 2.391 posti facciamo lavorare oltre 700 famiglie, la maggior parte di questa zona. È la prima volta che ci troviamo ad essere ascoltati con tanta attenzione dal Comune.”

Le amministrazioni precedenti non vi hanno ascoltato?

“Il nostro è un dialogo iniziato già con la precedente amministrazione, ma con l’attuale c’è stata una prosecuzione ed intensificazione delle attività e della collaborazione. Prima dell’amministrazione Fucci buio totale. Le nostre iniziative con il Comune non erano operate da canali istituzionali, quanto da conoscenze personali.”

Si considera ottimista riguardo il futuro del settore e lo sviluppo del territorio?

“Molti mi danno del visionario. Io mi chiedo: ma perché tutti questi progetti non dovrebbero realizzarsi in un territorio come il nostro che ha tutte le potenzialità per essere florido e di successo? Non possiamo lasciare soli i nostri giovani, dobbiamo dare loro la speranza che questo territorio possa offrire loro qualcosa e spingerli a restare, anche a livello lavorativo e imprenditoriale. Il Comune può svolgere un ruolo indispensabile in questo complesso sistema.”