Notturno come il lavoro di Penelope, che al calar del sole disfaceva la tela tessuta di giorno. In questa notte tentiamo anche noi di disfare retorica e luoghi comuni, comodi argomenti in mano all’imbecillità che regna sovrana. Sperando che Ulisse ritorni presto.
Il popolo sovrano si è pronunciato. Anzi no, Anzi quasi: solo 4 elettori su 10 sono andati a votare a Pomezia per scegliere Adriano Zuccalà come Sindaco della Città. Ad Aprilia e Velletri (tanto per citare luoghi a noi vicini) i votanti sono stati poco più di 5 su 10. Dato pessimo. Ma ancor “più pessima” è la cantilena che ormai da anni accompagna questo fenomeno in crescita, endemico nelle stanche e vecchie democrazie occidentali.
C’è chi parla di “disaffezione” chi di “disappunto”, ma tutti leggono il calo dei votanti come la conseguenza delle colpe dei nostri politici (tutti) e del sistema dei partiti.
Alla lettura dell’ennesimo corsivo, mi son detto che era ora di farla finita. Io credo che questa storia dell’elettorato “deluso” e “indignato” con la politica sia una delle più grosse balle mai inventate. Possibile che nessuno si spinga ad ipotizzare quello che è sotto gli occhi di tutti? Che nessuno pronunci una frase tanto dura da accettare quanto aderente alla realtà?
Lo faccio io: il popolo non va a votare perché semplicemente non gliene frega nulla.
L’astensione non è una reazione alla bassa qualità dei nostri politici, il gesto esasperato di un elettore informato e maturo, che proprio non riesce a considerare come “buona” nessuna delle opzioni in campo. L’astensione è solo il gesto suicida di un popolo che dovrebbe esser sovrano, ma non ha più la più pallida idea di quale sia il regno che gli è stato lasciato in dote.
Prendete Pomezia: mai come in questa tornata elettorale l’offerta politica era così variegata ed eterogenea. C’erano i partiti emergenti e le vecchie formazioni. C’era una destra tradizionale legata ai “ras” locali e una destra più moderna, incarnata dall’ex Uomo forte, solo al comando. C’era una sinistra unita e con un candidato giovane ed eterodosso (cosa assai rara di questi tempi). C’era il Movimento 5 Stelle e c’era il candidato civico. C’era infine la destra sociale. Insomma… veramente difficile non trovare una “parte” che rappresentasse valori, ideali e personale politico di riferimento di ogni singola sensibilità. Eppure, già dal primo turno, più di 4 elettori su 10 sono rimasti a casa. O a spasso.
Ecco, non mi si venga a dire che erano elettori esasperati. Erano semplicemente elettori pigri, svogliati, disinteressati, menefreghisti.
Poi voi direte: la politica non riesce più a motivarli. Anche questa è un’idea piuttosto bislacca: concepire la politica come fosse una sorta di personal trainer. Idea che fa da contraltare alla religiosa credenza – tutta italiana – per cui la politica è il centro della società. Mentre è vero esattamente il contrario: la politica riflette la società. E se la società non ha voglia di partecipare, la politica ne prende atto. Spesso calibra l’offerta sui gusti degli elettori: offerta scadente presuppone gusti penosi.
E allora perché tutti continuano a ripetere il sacro mantra dei cittadini astensionisti per via di una politica di bassa qualità? Perché fa comodo. È la giustificazione del genitore che scrive alla prof: “Per motivi familiari (quali?) mio figlio non ha potuto fare i compiti”. È una maschera. Serve a compiacerci. A pensare che non siamo poi così male. Un po’ come il piccolo evasore che pretende l’onestà dei politici. O il fascistello che sostiene il porto d’armi facile (cioè l’anarchia più totale) ma poi invoca l’ordine e la disciplina. Come il cristiano che va battendosi il petto in chiesa e poi dice che gli immigrati possono pure morire in mare. O l’elettore di sinistra ricco e agiato che non farebbe mai giocare suo figlio con i figli del macellaio sotto casa.
Siamo all’apoteosi di un Paese che da anni si racconta – grazie ad un tam-tam dei media locali e nazionali – la bella favola di una classe politica corrotta che tiene in ostaggio un popolo civile. Lo fanno soprattutto i cittadini che si tengono bene alla larga dall’impegno politico. O consegnano, ad ogni voto, l’ennesima delega in bianco a questo o quel partito, dietro la promessa di “ripulire tutto”. Come la scientifica dopo i rilievi sulla scena del crimine.
La democrazia ha poche regole e chiare: decidono – a maggioranza – i cittadini che partecipano. La democrazia non si cura di chi non partecipa. Giustamente. Perché dovrebbe?