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Chi c’è dietro a Il Turno?

Qualcuno ci ha già posto la fatidica domanda: “Sì, ok, bello tutto… ma chi c’è dietro al Turno?”.

E siccome noi de Il Turno prendiamo in seria considerazione le domande e le opinioni dei lettori, ci siamo sentiti in dovere di rispondere.

Vi confessiamo che la domanda ci fa un po’ sorridere.

In primo luogo perché denota un certo modo di intendere le cose, “all’italiana” direbbe qualcuno. L’abitudine a giudicare le cose non per quel che valgono, ma in base a chi le fa.

In secondo luogo perché, in effetti, il nostro territorio non è nuovo a iniziative in campo sociale che si presentano come desiderose di promuovere un bene per tutti e poi si rivelano mosse da interessi di pochi, siano essi politici o economici.

Sembrerà dunque strano che nasca così, quasi dal nulla, un nuovo strumento di informazione locale. Eppure il Turno nasce proprio in questo modo: da una serie interminabile di serate passate attorno ad un tavolo a chiacchierare di questo e quel problema, a scherzare, a bere caffè e Amaro del Capo. A immaginare una testata locale nuova e innovativa.

Nasce, insomma, per passione. Perché, leggendo i diversi giornali attraverso cui ci informiamo su ciò che accade nelle nostre città, ci siamo accorti che mancava qualcosa. Mancava un “di più”, qualcuno che non si limitasse a riportare i fatti e raccontare le notizie (compito nobile e prezioso, ben intesi!), ma iniziasse a scavare in profondità, trovare nessi e implicazioni, ricostruire vicende antiche e nuove. E li presentasse al pubblico, confidando nel fatto che ognuno – ben informato – potesse poi farsi una propria idea. Ed essere un cittadino migliore.

Nasce su iniziativa di un gruppo di “giovanotti”, tutti under35. I quali fanno altro nella vita. Nessuno spera di guadagnarci, con Il Turno. Nessun giornalista professionista (solo il direttore è iscritto all’albo dei pubblicisti, come prescrive la legge in Italia).

Al momento, in redazione non abbiamo persone iscritte a partiti o movimenti politici. Non siamo contro. Ma Il Turno non nasce come un giornale “di partito” o “vicino” a questo o quel politico, questa o quella parte. In Italia, di testate così ne abbiamo anche troppe, credo.

Ciò non significa che non abbiamo le nostre idee. Anzi. Ma siamo una redazione orgogliosamente plurale: segno che per fare un buon prodotto giornalistico occorre avere in mente un’unica idea di giornale e la stessa identica curiosità per ciò che accade intorno a noi, ma non necessariamente la stessa idea politica. Troverete comunque traccia di quel che ognuno pensa nei blog, che vogliono essere appunto la “zona franca” de Il Turno, quella in cui anche i redattori possono sbilanciarsi e prender posizione, a titolo personale ovviamente.

 

P.S. Una parola sul mio blog a questo punto è doverosa. Si chiama Turneide. Qualche decennio prima della nascita di Cristo, il poeta latino Virgilio scelse di ambientare proprio nei nostri due Comuni (che all’epoca non esistevano) l’opera che gli avrebbe regalato enorme fortuna. La intitolò Eneide. Turno era l’antagonista dell’eroe Enea, che fugge da Troia, vince i Rutuli di Ardea e fonda una nuova civiltà, Roma. Io, invece, ho sempre provato una certa simpatia per quelli che perdono. E per la città dove – di fatto – sono nato e a cui un po’ appartengo. Non punto solo a raccontarne le “gesta”. Forse più a metterne in ridicolo alcune abitudini non proprio felici.